L’ottimizzazione delle risorse “va di moda”, per il funzionamento degli esseri viventi, da
sempre: il nutriente giusto in quantità sufficiente per l’esigenza presente.
Ed è così che quando parliamo di flessibilità metabolica facciamo riferimento all’abilità,
più o meno spiccata, che hanno le cellule dei tessuti di shiftare il metabolismo energetico
verso l’utilizzo dei grassi e/o degli zuccheri in base alla disponibilità di nutrienti e alla
richiesta energetica; un pò come un motore ibrido.
Idealmente ciò significa che:
- se facciamo un pasto ricco di carboidrati o facciamo un allenamento ad alta intensità
per breve tempo le cellule del corpo “bruciano” gli zuccheri per ottenere energia (ATP); - se facciamo un pasto ricco di lipidi, corriamo una maratona o rimaniamo a poltrire sul
divano le cellule del corpo “bruciano” grassi.
Chiaro e semplice se non fosse che:
- questo switch metabolico non funziona come un pulsante on/off: affinché il metabolismo
passi da “brucia grassi” a “brucia zuccheri” si devono innescare condizioni specifiche
che richiedono tempo e stimoli ormonali adeguati; - tale flessibilità metabolica è in realtà una dote intrinseca al tessuto muscolare non da
tutti espressa, motivo per cui tutti noi “detestiamo” quell’amico/a che si sfonda di cibo e
rimane sempre in formissima (madre natura è davvero stata generosa con lui/lei!).
La maggior parte delle persone che faticano a dimagrire e/o mantenere un peso corporeo
ideale si trova in uno stato d’inflessibilità metabolica.
C’è differenza tra “essere magri” ed “essere dimagriti”. Se prendiamo due soggetti
con la medesima composizione corporea e stile di vita ma con la differenza che
uno ci è nato e l’altro ci è dovuta arrivare, quest’ultimo faticherà sempre un po’ di più
rispetto al primo per mantenere buoni livelli di forma fisica e di benessere.
Ecco perché, conoscere il proprio livello di flessibilità metabolica è fondamentale.
Da cosa dipende l’inflessibilità metabolica?
L’inflessibilità metabolica è il risultato di una confusione metabolica cellulare che dipende:
- dall’incapacità della cellula di attivare il metabolismo lipolitico per una disfunzione
mitocondriale; - dall’eccesso di acidi grassi (tessuto adiposo) presenti nel corpo che bloccano l’ingresso
di glucosio nella cellula utile a produrre energia (atp); resistenza insulinica.
Ne deriva che entrambi le vie energetiche sono bloccate e la cellula invia un
controsegnale all’organismo richiedendo altro nutrimento (zuccheri); tale condizione crea
uno stato di stallo metabolico, il famoso metabolismo bloccato.
Come capire se hai una buona flessibilità metabolica?
Un metodo pratico, un poco rudimentale, è valutare, in base alle tue sensazioni
(stanchezza, fatica, irritabilità) i livelli di energie del tuo organismo dopo un digiuno di 8-12
o 24h. Eccetto piccoli fastidi o cali di attenzione dovresti avere le energie sufficienti per
portare a termine gli impegni quotidiani.
Dove “mettere mano” per migliorare la flessibilità metabolica?
Non ci sono chiavi magiche o intrugli segreti ma solo costanza, impegno e mentalità.
I punti d’azione sono molteplici e comprendono dieta, allenamento ed integrazione.
Strategia alimentare per migliora la flessibilità metabolica
I protocolli high fat low carb, con percentuale di grassi > 50%, si rivelano strategie
adeguate per migliorare la capacità delle cellule di bruciare grassi.
Per chi invece si allena con costanza ed intensità ciclizzare l’assunzione dei carboidrati in
relazione all’attività fisica permette di fornire al muscolo un adeguato livello di energia per
massimizzare la fase di recupero.
Allenamento per migliora la flessibilità metabolica
L’esercizio fisico è utile per costruire la massa muscolare necessaria perché aumenti la
funzionalità mitocondriale e quindi l’utilizzo dei grassi a riposo e durante l’allenamento (in
condizioni fisiologiche, quando siamo a riposo, è il muscolo la vera “fornace” brucia
grassi!) nonché di migliorare la sensibilità insulina delle cellule muscolari.
Inoltre, anche allenare la mobilità diaframmatica con stretching e respirazione migliora
l’ossigenazione dei tessuti e quindi il metabolismo cellulare (l’ossigeno gioco un ruolo
chiave nella respirazione).