É vero che in Italia i poveri mangiano meglio dei ricchi?

Da noi spesso i poveri mangiano meglio dei ricchi, cercando dal produttore l’acquisto a basso costo spesso comprano qualità”. Questa è la frase detta dal ministro Lollobrigida al meeting di Rimini.

Secondo i dati dell’OMS invece viene riportato proprio il contrario, le persone non abbienti tendono a mangiare peggio in termini di qualità poiché presente sul mercato prodotti a costi inferiori, determinando un aumento notevole di peso con conseguenti patologie.

Bisogna prima di tutto far chiarezza sul termine “poveri” presente nella suddetta frase del ministro. I prodotti agricoli a km zero vengono messi sul mercato a prezzi non economici ma anzi, proprio perché risultano di qualità migliore rispetto ai prodotti dei supermercati, costano di più.

Di conseguenza coloro che ne fanno uso spesso sono gli stessi produttori che posseggono terre rurali, persone che vi abitano vicino e che quindi per comodità ne utilizzano o ancora chi per abitudine e /o preferenza li consuma.

Da considerare sono i contesti sociali, tradizioni e abitudini che una persona possiede : famiglie di contadini hanno un’alimentazione differente rispetto a coloro che, vivendo in città, consumano invece da anni prodotti delle grandi industrie e confezionati.

Con il passare degli anni la società è sempre più incline a fare uso di alimenti precotti e pronti all’uso proprio perché la vita lavorativa di tutti i giorni porta a far avere alle persone sempre meno tempo libero e di conseguenza meno tempo anche per la preparazioni dei pasti.

Questo viene riportato anche dall’AIRC affermando che in Italia la diffusione di abitudini alimentari non salutari ha provocato un aumento dei tassi di sovrappeso per quasi il 60% della popolazione, un terzo della quale soffre di obesità.

A questi problemi sono associate malattie come patologie cardiovascolari, diabete di tipo 2 e alcune forme di cancro. A rendere meno virtuose le nostre scelte a tavola sono in parte alcuni grandi cambiamenti sociali ed economici, come le tendenze alla globalizzazione e all’urbanizzazione.

Altri hanno invece a che fare con la perdita della cultura e tradizione alimentare o l’orientamento verso prodotti a basso valore nutrizionale : tendenze su cui è possibile intervenire individualmente per contrastarle.

È necessario quindi sottolineare l’importanza dell’educazione alimentare che , sebbene ci siano già da tempo informazioni e studi svolti , ancora la maggior parte della popolazione non sembra esserne al corrente o comunque non mette in pratica quanto apprende, questo indipendentemente dalla classe sociale.

L’utilizzo pertanto di prodotti di “qualità” da parte delle persone, va quindi contestualizzato , tenendo presente diversi fattori che vanno oltre la classe sociale a cui appartengono ma che includono le abitudini e l’educazione alimentare.

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