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Integratori naturali e PCOS

La sindrome dell’ovaio policistico o PCOS (acronimo di Poly-Cystic Ovary Syndrome) è un disordine del sistema endocrino e metabolico che colpisce il 15-18% delle donne in età riproduttiva ed è una delle cause principali di amenorrea secondaria e di infertilità femminile per anovulazione. Viene definita anche con il nome di policistosi ovarica o sindrome di Stein-Leventhal, dal nome dei due medici americani che per primi l’hanno identificata.

La sindrome, quadro clinico con diverse possibili eziologie, da non confondere con le comuni ovaie policistiche o multifollicolari, è caratterizzata da diversi fenotipi e sintomi variegati, che insorgono frequentemente durante la pubertà e che rendono difficile definire dei criteri specifici di identificazione.

La diagnosi viene effettuata quando si verificano almeno due delle seguenti condizioni:

  • Alterazione/disfunzione del ciclo mestruale caratterizzata da flussi irregolari, infrequenti o molto abbondanti, amenorrea, oligo o anovulazione;
  • Irsutismo, presenza di acne o caduta dei capelli per eccesso di ormoni maschili (iperandrogenismo);
  • Ovaio policistico che individua all’ecografia la presenza di un minimo numero di cisti con dimensioni peculiari;
  • Quadro di insulino-resistenza frequentemente correlato ad un aumento considerevole di peso.

Sebbene le cause della PCOS siano ancora sconosciute, i fattori che rivestono un ruolo determinante nella comparsa della sindrome comprendono: uno squilibrio ormonale, che coinvolge le ovaie e le ghiandole che controllano la loro attività (ipofisi e ipotalamo), caratterizzato da disfunzione ovarica e una iperproduzione di ormoni androgeni responsabili della comparsa dell’acne, dell’irsutismo e dell’alopecia; disturbi metabolici con insulino-resistenza in cui l’eccesso di produzione di insulina da parte del pancreas, per compensare la resistenza che si crea a livello periferico, va nello specifico delle cellule ovariche ad aumentare la produzione di androgeni e di testosterone libero; infiammazione di basso grado che insorge nel soggetto in sovrappeso o obesità (condizioni che aumentano il rischio di sviluppare una PCOS) e che potrebbe stimolare l’ovaio policistico a produrre ormoni androgeni; familiarità, per cui la sindrome potrebbe essere legata alla presenza di specifici geni che aumenterebbero il rischio di insorgenza di PCOS per le donne che hanno una storia familiare connessa con la patologia.

La modificazione dello stile di vita, che include un cambiamento comportamentale nelle principali attività quotidiane, compresa l’alimentazione, l’attività fisica, le strategie di gestione dello stress e del ritmo del sonno, rappresenta il trattamento di prima linea di una donna con PCOS.

In una diagnosi accertata l’approccio nutrizionale risulta di fondamentale importanza terapeutica. Inquadrando infatti la sindrome nella cornice di un’insulino-resistenza associata ad aumento ponderale spesso considerevole, la prima strategia da attuare ai fini di un miglioramento clinico è l’impostazione di una dieta ipocalorica che preveda una perdita di peso iniziale di almeno un 5-10% del peso corporeo affinchè si abbia una significativa riduzione dell’infiammazione sistemica, dell’insulinemia e della produzione di androgeni di origine ovarica.

Le raccomandazioni dietetiche generali più importanti pongono particolare attenzione alla quantità e qualità dei carboidrati introdotti. La quota di carboidrati introdotta non dovrebbe superare il 50-55% dell’energia giornaliera, con preferenza per gli alimenti ricchi in fibra (se ben tollerati), amidi a lento assorbimento e con una quota di zuccheri semplici non superiore al 10%.

L’indice glicemico (la velocità con cui aumenta la glicemia dopo l’ingestione di un alimento a base di carboidrati) è un parametro da tenere in considerazione in questi soggetti sia per la condizione di iperinsulinemia presente, sia per il mantenimento del peso dopo dieta ipocalorica; tale indice è influenzato dalla qualità dei carboidrati (tanto più sono semplici e più aumenta) ma anche dalla composizione del pasto (compresenza di grassi e proteine), dalla presenza di fibre e dalla cottura dei cibi.

I grassi non dovrebbero costituire più del 30% dell’introito calorico giornaliero con solo un 10% al massimo di grassi saturi (tra questi rientrano anche i vegetali cocco e palma). Le fibre risultano molto interessanti per il miglioramento di tutti i parametri metabolici, per conferire sazietà, per migliorare la funzionalità intestinale e nutrire la flora batterica intestinale, per ridurre notevolmente l’impatto glicemico dei pasti. Nel caso in cui il soggetto non dovesse tollerarle si dovrebbe procedere ad una graduale rieducazione al consumo.

Altra raccomandazione fondamentale è quella di inserire almeno 3-4 ore settimanali di attività fisica di intensità adeguata in modo da favorire il raggiungimento ed il mantenimento del peso ottimale e la riduzione dei livelli di insulina.

Potrebbe essere utile, al fine di non creare repentine oscillazioni glicemiche, suddividere il fabbisogno energetico giornaliero in 5 pasti/die, 3 principali e 2 spuntini con una ripartizione dei tre macronutrienti proporzionata al tipo di pasto e tale da modulare l’impatto glicemico, privilegiando il consumo di carboidrati a lento assorbimento e di vegetali per l’apporto di fibra.

Il trattamento di prima linea dovrebbe affiancare il trattamento farmacologico e/o nutraceutico. La ricerca mostra che le donne affette da PCOS provengono da diete sbilanciate e tendenzialmente carenti in fibre, omega3, calcio, magnesio, zinco, vitamine C, D, B12, acido folico; ottimali livelli di questi microelementi possono essere ripristinati mediante bilanciamento dietetico e opportune integrazioni.

Inoltre a livello nutraceutico può essere molto favorevole la somministrazione di integratori contenenti inositoli, acido lipoico, cromo, coenzima Q10, mentre tra gli estratti fitoterapici per la gestione della resistenza insulinica e dell’infiammazione sono di grande importanza Cannella, Curcuma longa e Berberis aristata nei corrispettivi estratti: curcumina e berberina.

Può inoltre essere improntata una terapia probiotica per la correzione della disbiosi intestinale e in modo mirato al singolo caso, l’uso di erbe medicinali per problematiche eventualmente copresenti (ad es. il Cardo mariano per la steatosi epatica).

  • inositolo: gli inositoli (Myo-inositolo e D-Chiro-inositolo) sono coinvolti in molte vie biochimiche e rivestono un ruolo importante nella maturazione degli oociti, nella fertilità, nel signaling insulinico, nella sintesi di ormoni a livello ovarico. Molti studi hanno dimostrato che la somministrazione in donne con PCOS implementa la funzionalità ovarica e la fertilità favorendo l’ovulazione, diminuisce l’iperandrogenismo compreso irsutismo e acne, migliora in generale molti parametri metabolici, ormonali e riproduttivi legati alla patologia.
  • acido lipoico: (ALA) ha varie proprietà tra cui quella di essere un potente antiossidante, molto usato nel trattamento del dolore associato alla polineuropatia diabetica e alle parestesie e in generale delle malattie correlate al sistema nervoso centrale. La sua azione sul metabolismo glucidico, sulla regolazione della sensibilità insulinica e sulla secrezione dell’insulina lo rende utile nella sindrome metabolica, nell’obesità, nella PCOS.
  • Curcuma longa L.: la curcumina, principio attivo estratto dai rizomi della pianta, possiede dimostrate proprietà antiossidanti e modulanti la risposta infiammatoria anche nell’obesità; da molti studi si è evidenziato come migliori e prevenga la sindrome metabolica, migliori la tolleranza ai carboidrati, prevenga l’obesità negli individui insulino-resistenti aumentando la sensibilità insulinica e stimolando l’utilizzo cellulare di glucosio, sopprima lo stato infiammatorio indotto dall’iperglicemia. Risulta ottimamente tollerata ma è da ricercarne l’estratto fitosomiale per una maggiore biodisponibilità sistemica.
  • Berberis aristata DC: la berberina è il principio attivo estratto dalla corteccia della pianta e costituisce uno dei nutraceutici con il più alto numero di studi a sostegno dell’importante effetto nel trattamento dell’insulino-resistenza, della steatosi epatica non alcolica, del metabolismo lipidico, in particolare relativo al tessuto adiposo viscerale. Riduce inoltre i livelli di androgeni e l’infiammazione cronica.

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