L’alimentazione e l’aspetto psicologico sono ormai due elementi indiscutibilmente collegati, che
vanno di pari passo.
Sempre più spesso sentiamo parlare di “fame emotiva”
La fame emotiva è quell’impulso a mangiare e nutrirsi per ragioni legate più a stati emotivi che a bisogni fisiologici.
A lungo andare, può determinare una relazione conflittuale con il cibo che, nei
casi più gravi, sfocia in un’alimentazione mal gestita e fuori controllo.
Le emozioni perciò sono
sempre più spesso alla base di abbuffate eccessive o di restrizioni alimentari molto rigide che
comportano conseguentemente un aumento o una perdita consistente di peso corporeo.
La fame emotiva si riconosce perché è improvvisa e urgente, non si interrompe anche se siamo sazi,
richiede in maniera mirata certi cibi piuttosto che altri, è fuori controllo togliendo gran pare del
gusto a ciò che ingeriamo.
Assunzione di “cibi cuscinetto”
Attraverso l’assunzione di “cibi cuscinetto”, gradevoli, soddisfacenti e abbondanti, soffochiamo
vissuti spiacevoli (preoccupazioni, ansie, difficoltà, problematiche relazionali, paure) traendo
nell’immediato gratificazione e appagamento ai nostri bisogni: di contro le emozioni che non
vengono esplicitate non si dissolvono, cosa che comunemente si crede, ma rimangono inespresse
nella nostra mente e nel nostro corpo creando una serie di conseguenze sia fisiche, come stati
infiammatori e sintomatologie più o meno gravi, sia psicologiche come senso di colpa, di vuoto e di
irrisolto, capaci di minare l’autostima e lo stato di salute della persona.
Essere prima di tutto in contatto con la nostra parte emotiva è una cosa importantissima che va di
pari passo con un salutare ed equilibrato regime alimentare. Mangiare a dismisura o al contrario
privarsi scrupolosamente di certi alimenti devono costituire dei campanelli di allarme che non
possiamo ignorare: prendere coscienza ed esplicitare in maniera costruttiva ciò che sentiamo e
percepiamo dentro di noi, è il modo migliore per uscire dal circolo vizioso e tormentato della fame
emotiva, evitando un accumulo gravoso di tensione.
E’ essenziale quindi prendere coraggio e
“correre il rischio di essere più felici” e stare meglio, se necessario interpellando anche figure
specializzate.
Dr.ssa Valentina Falsini
Psicologa – Psicoterapeuta